Inserisci i dati del volo: inviarci la richiesta è facile e gratuito.
Reg. CE 261/04
Da settimane non si parla d'altro: la Gran Bretagna ha scelto, tramite un referendum chiamato Brexit, di uscire dall'Unione Europea. Cosa cambierà in futuro per chi viaggia in aereo? Molti passeggeri si chiedono: per andare a Londra serve il passaporto nel 2019? Innanzitutto, bisogna ricordare che la vera e propria uscita dall'Unione non avverrà prima di 5-10 anni, quindi anche tutti i possibili scenari relativi al traffico aereo sono di medio lungo periodo, anche se in realtà qualche effetto si è già registrato.
Partiamo dalla situazione precedente alla Brexit: secondo l'Enac ben 12,7 milioni di persone nel 2015 hanno volato tra Italia e Regno Unito. Sempre nello stesso anno, gli inglesi che hanno preso un volo per uscire dal Paese sono stati 53,9 milioni mentre i passeggeri in arrivo sull'isola sono stati 26,2 milioni, secondo i dati della Iata. All'interno dell'Unione Europea erano in vigore degli accordi tra i paesi che permettevano di muoversi liberamente all'interno dello spazio comunitario, rendendo fluidi e continui i collegamenti tra Gran Bretagna ed il resto del continente. Ora sicuramente cambieranno le condizioni che erano state siglate nel corso di decenni di trattative, poiché tutti gli accordi in vigore in precedenza, per lo meno per i sudditi di sua Maestà, non sono più validi. Questo avrà probabili ripercussioni non solo sui voli europei ma anche sui collegamenti con il Nord America.
L'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea porterà diversi effetti. Quasi certamente avremo un aumento delle tariffe dei biglietti aerei, con una conseguente diminuzione degli investimenti negli scali britannici. Inoltre, probabilmente avremo una restrizione dell'offerta dei voli. Le compagnie inglesi dovranno in sostanza ripartire da zero, stipulando nuovi accordi con L'Unione Europea o con ogni singolo stato membro. Probabilmente si troveranno "costrette" loro malgrado a fare un passo indietro, accettando il decalogo dell'Ecaa. Ci sarà anche il rischio di piccoli "dispetti" da parte degli stati membri, che vedono la Gran Bretagna come colpevole di essere uscita dall'Europa. L’isola rischia effettivamente di rimanere ai margini del continente.
Le compagnie aeree con sede o con una grossa fetta di mercato in Gran Bretagna (nel prossimo post vedremo la reazione delle principali compagnie di volo alla Brexit) avranno problemi dovuti al calo del Pil e della domanda di voli. La Brexit infatti porterà alla diminuzione della parte di traffico data da amici, parenti e turisti che raggiungono membri della famiglia che sono immigrati in Gran Bretagna (settore che ha registrato un + 40% negli ultimi 10 anni). La Iata, l’organizzazione internazionale nella quale sono comprese l’83% delle compagnie aeree, prevede diversi scenari successivi alla Brexit: una diminuzione dei passeggeri del 3-5% fino al 2020 nel mercato oltre la Manica. La probabile diminuzione del valore della sterlina dopo la Brexit porterà ad aumenti del prezzo del carburante aereo e alla crescita dei costi di manutenzione dei velivoli in Gran Bretagna. Oltre a tutto ciò, le compagnie legate alla Gran Bretagna devono mettere sul piatto della bilancia anche tutte le nuove voci di spesa che l’uscita dalla Ue impone. Proprio per evitare questo tipo di scenario, l'associazione degli scali europei (Aci Europe) chiede che vengano rifatte le regole che erano valide fino a ieri e che hanno portato grossi benefici per i passeggeri e aziende grazie all'aumento delle connessioni e ad un mercato con tariffe competitive.
Il paradosso: in questo scenario abbastanza complicato, per chi vola risulterà molto più conveniente scegliere altre destinazioni all’interno dell’Unione rispetto alla Gran Bretagna. Un'altro grosso vantaggio potrebbe averlo Dublino: è infatti possibile che le compagnie aeree inglesi spostino la sede nella vicina Irlanda per restare legate all'Unione Europea e ai suoi vantaggi. Questo perché solo se si ha base all'interno dell'Unione il vettore può ottenere il prezioso "Certificato di operatore aereo europeo".
La Brexit porta dei risvolti anche dal punto di vista finanziario: la Hsbc, banca britannica, prevede utili in discesa e costi alle stelle. Le compagnie aeree low-cost e tradizionali, già prima del referendum sulla Brexit avevano preparato piani di emergenza della durata 18-24 mesi misure per contenere gli effetti negativi come ad esempio il trasferimento verso l'Irlanda.
Non solo Europa: anche i voli diretti verso il Nord America potrebbero subire contraccolpi. Il traffico verso il nuovo continente è infatti gestito grazie ai rigidi accordi "open sky" che rischiano di saltare: le compagnie dovranno riscriverli nei prossimi mesi.
Aumento del prezzo dei biglietti aerei, cancellazioni dei voli o delle tratte aeree per il Regno Unito, trasferimento delle sedi principali in altre Nazioni della UE? Solo il tempo potrà dirlo. Per ora ci auguriamo solo che sulle tratte in vigore non si debba assistere a voli cancellati o ritardi aerei, e che le compagnie aeree proseguano sulla retta via di un servizio puntuale ed efficiente.
La data ufficiale di uscita dall’Unione Europea è il 29 marzo 2019. Dopo la Brexit molti italiani hanno iniziato a domandarsi quali potessero essere le ripercussioni e gli effettivi cambiamenti che questo referendum si sarebbe portato con sé.
Monti hanno iniziato a chiedersi: “Per andare a londra serve il passaporto dal 2019?” Per fortuna di molti la risposta è no, per entrare nel Regno Unito non è necessario possedere il passaporto. O meglio, per tutti i cittadini di un paese d’Europa basta la carta d’identità. Non servirà quindi il passaporto per Londra ma sarà sufficiente che Al momento è sufficiente munirsi di carta d’identità per l’espatrio accertandosi che questa sia valida per l’espatrio e che sia valida per tutta la durata della permanenza nel Regno Unito.